Crediti
ideato, diretto e interpretato da
Alessandro Larocca, Andrea Ruberti e Max Zatta
testi
Luca Chieregato
scenografia e costumi
Alessandro Aresu e Mirella Salvischiani
ideato, diretto e interpretato da
Alessandro Larocca, Andrea Ruberti e Max Zatta
testi
Luca Chieregato
scenografia e costumi
Alessandro Aresu e Mirella Salvischiani
C’è un regno, piccolo, molto piccolo, così piccolo da somigliare ad un circo, dove vivevano due fratelli stravaganti, un po’ eccentrici, un po’ anziani, un po’ clown, consiglieri di un giovane sovrano, il re della pista, che desta in loro molta preoccupazione perché incapace di prendersi cura del proprio regno. Il re è vanitoso, superficiale, passa il suo tempo a curare il proprio aspetto, si cambia d’abito in continuazione e non è mai soddisfatto di ciò che indossa. Qui ci vuole un piano segreto, uno stratagemma… e così i due fidati consiglieri escogitano un’idea, e vestono i panni di due sarti mirabolanti capaci di costruire un abito meraviglioso, magnifico e… invisibile! O meglio, trasparente agli occhi degli stupidi, nella speranza di far rinsavire il giovane re.
Con questo spunto di partenza, che in parte si discosta dalla storia originale, IFRATELLICAPRONI si cimentano con un classico della letteratura per ragazzi, scritto da H.C. Andersen perché tutti potessero vedere la fragilità del potere. La trama diventa un pretesto per il gioco clownesco e attorale, e i personaggi sulla scena creano mondi invisibili, vestito compreso. Come si fa, ad avere la stoffa del re? Già. Di stoffa, stiamo parlando, di capacità, e nessuno ha voglia di fare la figura dello stupido. Perché è un termine infelice, che ti rimane addosso a lungo, e se qualcuno lo pensa o lo dice di te, ci rimani male. Il trucco riesce, il re ci casca: l’abito invisibile diventa sempre più importante, ricco, bellissimo, non ci resta che sfilare davanti al popolo! L’inganno è tirato fino al limite, e sono gli stessi consiglieri a non sapere più se sia il caso di continuare. Anche loro sono nudi, nudi di fronte alla menzogna e alla stupidità. “I vestiti nuovi dell’Imperato-re” è una scatola di specchi, quando sembra di averla capita ecco che arriva un’altra sfumatura, un nuovo gioco: è perfetta per clown e mimi, che possono trasformarsi a piacimento in tutti i personaggi; è una storia profonda, ricca di significato, e dietro le peripezie degli attori c’è il tempo e lo spazio per la poesia, per svelare l’inganno che il vestito magico cuce per noi.
L’altra grande differenza dalla trama originale è nel finale: non arriverà nessun bambino, a gridare “il re è nudo!”, ma sarà l’imperatore stesso a trovare la voce del bambino interiore, dell’innocenza dentro di sé: ognuno di noi può trovare la voce della verità, senza aspettare che qualcuno venga ad aprirci gli occhi.
dai 6 anni e famiglie